L’uovo di Leone

orsiniBasta parlare di Parigi adesso, sennò appaio monotematica.
Cambiamo completamente ambiente e tuffiamoci nella Sicilia pirandelliana, con uno spettacolo che ho visto di recente al Piccolo Teatro di Milano: Il giuoco delle parti, prodotto dalla Compagnia Umberto Orsini e in cui Orsini stesso, grandissimo attore teatrale che ha recentemente festeggiato i suoi ‘primi’ sessant’anni di carriera, ricopre il ruolo principale.
Un breve accenno alla storia dell’opera di Pirandello, per rinfrescare la memoria.

Protagonista della vicenda è il triangolo amoroso composto da Leone Gala, ‘il marito’ (e vertice del triangolo), Silia Gala, ‘la moglie’, e Guido Venanzi, ‘l’amante’.
Marito e moglie sono in realtà separati da tempo, in maniera consensuale. Il marito si può dedicare serenamente ai suoi libri e alla sua cucina, filosofeggiando con il suo cameriere-cuoco, soprannominato per questo Socrate, la moglie si può liberamente dedicare al suo amante. Eppure Silia libera non si sente neanche un po’, perché non riesce a comprendere come il marito possa vivere ogni cosa in maniera imperturbabile, ogni cosa tra cui l’esistenza di un amante, la separazione, la vita intera. E questo a tratti la annoia a tratti la innervosisce.
Ma Leone ha semplicemente capito il gioco della vita, all’interno del quale ognuno ha la sua parte, e lui si limita a recitare la sua, lasciando gli altri a recitare la propria. Questo lo fa vivere alla costante ombra della razionalità, che si trasforma spesso in cinismo e indifferenza: non prova dolore, non prova gioia. Si limita a vivere seguendo le sue abitudini, come il quotidiano uovo alla coque.
Pertanto, non ha alcuna intenzione di cambiare.
L’unico modo per la moglie di liberarsi da questa schiavitù è eliminarlo del tutto dalla scena della vita, trascinandolo in un duello, per riscattare un accidentale oltraggio subito dalla donna da parte di un gentiluomo. Complice di tutto, il nuovo compagno che, al contrario di Leone, è di una passionalità viscerale ed è pronto a far di tutto per la sua amata Silia.
Anche in questo caso, vince l’imperturbabilità di Leone, che comprende e accetta la situazione.
Almeno apparentemente: il giorno del duello, Leone spiega infatti, con la sua consueta pacatezza, che è il marito a dover riscattare l’onore della sua donna e, di fatto, non è più lui il marito di Silia.
Manda così a una morte certa Guido Venanzi, mentre lui, con il suo disarmante cinismo, si gusta in casa il suo immancabile uovo alla coque.
Su questa scena Pirandello fa calare il sipario.

Ma Orsini, insieme a Roberto Valerio, il regista, si chiede: «Davvero finisce tutto qui?».
Cercano dunque di capire se Leone ragioni o, piuttosto, ‘s-ragioni’, se sia lucidamente folle o follemente lucido, provando a immaginare che cosa sarebbe successo dopo, dentro e fuori di lui.
Il risultato di questi pensieri, di questo (pirandelliano) gioco semiserio, è un Leone Gala ottuagenario, su una sedia a rotelle, che dalla camera di un ospedale psichiatrico ci racconta la storia di quanto accaduto, utilizzando un punto di vista soggettivo e in parte offuscato dal passare degli anni.
Un Leone Gala che altro non è se non l’immagine (molto pirandelliana) di un attore-personaggio alla ricerca di se stesso.
Attorno al pilastro Umberto Orsini, c’è la piacevole danza di Alvia Reale, una Silia che alterna sensualità, noia, nervosismo, frustrazione, e di Totò Onnis, un Guido Venanzi mosso come un ‘pupo’ da Leone e dall’amante.
Tra i personaggi secondari cito il bravo Carlo De Ruggieri, infermiere/aiuto cuoco di Leone, che offre agli spettatori buoni spunti di riflessione.
L’altra importante co-protagonista è la scenografia di Maurizio Balò: anch’essa un po’ lucida e un po’ folle, un po’ calda e un po’ squallida, segue gli spostamenti dei personaggi, trasformandosi da ospedale a casa di Silia, da casa di Silia a casa di Leone. I muri si aprono, si spaccano, si muovono, proiettano luci e ombre, confondono la realtà.

Di spessore la recitazione, interessante la messa in scena che si discosta dalla fedele rappresentazione dell’opera pirandelliana, pur rimanendo completamente aderente allo spirito dell’Autore.
Resta il dubbio sostanziale sulla lucidità di Leone.
Appare sconfitto, sopraffatto da una razionalità esasperata che non permette spazio ai sentimenti.
Eppure, stavolta, il suo uovo proprio non riesce a mangiarlo: stavolta, prenderà sì il suo uovo, ma per rovesciarlo platealmente per terra.

uovo 2

SCHEDA DELLO SPETTACOLO
Il giuoco delle parti
da Luigi Pirandello
adattamento Roberto Valerio, Umberto Orsini, Maurizio Balò
con Umberto Orsini, Alvia Reale, Totò Onnis
e con Flavio Bonacci, Carlo De Ruggieri, Woody Neri
regia Roberto Valerio
scene Maurizio Balò
costumi Gianluca Sbicca
produzione Compagnia Umberto Orsini srl, Fondazione Teatro della Pergola

Guarda la scheda dello spettacolo sul sito del Piccolo Teatro di Milano.
Visita il sito della Compagnia Umberto Orsini.
Le immagini pubblicate sono fotografie di scena.

Qualcuno di voi, lettori e lettrici, ha visto lo spettacolo?
Qualcuno conosce Orsini come attore, Pirandello come autore, Il giuoco delle parti come opera?

Scrivetemi che cosa ne pensate!
O lasciate qui sotto il vostro commento…

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.