Archivi categoria: Cosa mi fa sognare

La Pasqua di un uomo

Giacomo Poretti_TV2000Qualche giorno fa, girovagando su Internet, mi sono imbattuta in un monologo scritto da Giacomo Poretti (quello del trio Aldo, Giovanni e Giacomo) e da lui recitato l’anno scorso in piazza del Duomo, a Milano, in occasione della processione del chiodo della croce di Cristo.
Si intitola Dialogo tra la Madonnina e il Figlio in croce ed è un monologo semiserio, ovviamente, in cui l’attore racconta il rapporto che fin da piccolo ha e ha avuto con la Madunina, immaginando anche il rapporto amorevole tra lei, madre, e Gesù, figlio.
Un figlio un po’ particolare, non c’è dubbio, che l’avrà fatta tribolare più di quanto gli adolescenti di oggi facciano penare le proprie madri. O, forse, tanto quanto.
Un figlio che è stato la sua gioia, ma che ha anche provocato il suo immenso dolore. Come tanti figli. Continua la lettura di La Pasqua di un uomo

Profumo di Sicilia

Le tre Teresine_Repubblica onlineChe bello.
Che bello vedere una giovane compagnia teatrale mettere in scena uno spettacolo inusuale, ma molto gradevole, con l’entusiasmo di chi recita insieme per la prima volta, ma, allo stesso tempo, con l’affiatamento tipico delle compagnie già consolidate.
Facile parlare bene di un pilastro del teatro italiano come Umberto Orsini, come ho fatto nel mio precedente articolo, più difficile o, meglio, meno scontato farlo parlando della messinscena di un giovane regista ancora poco conosciuto (spero non per molto).
Lo spettacolo in questione, che qualche giorno fa ha calcato il palco del Teatro Oscar di Milano in occasione della rassegna Jeune Théâtre Européen, è 48 ore A/R, diretto da Vincenzo Paladino.

Liberamente ispirato dall’opera di Luigi Pirandello Lumìe di Sicilia, 48 ore A/R racconta il viaggio intrapreso da Micuccio Bonavino, semplice ragazzo della provincia di Messina, Continua la lettura di Profumo di Sicilia

L’uovo di Leone

orsiniBasta parlare di Parigi adesso, sennò appaio monotematica.
Cambiamo completamente ambiente e tuffiamoci nella Sicilia pirandelliana, con uno spettacolo che ho visto di recente al Piccolo Teatro di Milano: Il giuoco delle parti, prodotto dalla Compagnia Umberto Orsini e in cui Orsini stesso, grandissimo attore teatrale che ha recentemente festeggiato i suoi ‘primi’ sessant’anni di carriera, ricopre il ruolo principale.
Un breve accenno alla storia dell’opera di Pirandello, per rinfrescare la memoria. Continua la lettura di L’uovo di Leone

La Parigi di Doisneau

Il Bacio dell'Hotel de Ville, 1950Come accennato nel precedente articolo, Parigi mi fa pensare, tra le mille cose, a un’altra in particolare: la città vista con gli occhi del fotografo francese Robert Doisneau.

Doisneau nacque nel 1912 in un sobborgo parigino, circondato da famiglie appartenenti alla classe medio-borghese. All’età di tredici anni iniziò a studiare incisione e litografia presso l’École Estienne e nel 1931 divenne assistente del fotografo André Vigneau, da cui poté assimilare gli influssi artistici che lo portarono a diventare il fotografo che conosciamo. Dopo un breve periodo come fotografo industriale alla Renault (da cui venne licenziato, pare, per gli eccessivi ritardi!), cominciò ad esercitare la professione di fotografo indipendente, fino ad essere assunto dall’agenzia Rapho, nella quale rimase per quasi cinquant’anni, nonostante le numerosi pressioni ricevute da parte dell’altrettanto illuminato collega Henri Cartier-Bresson, affinché passasse alla sua agenzia, la celebre Magnum.
Ma fu nell’euforia del secondo dopoguerra parigino che esplosero la tecnica e la creatività di Doisneau, suggerendogli le foto che noi tutti, chi più chi meno, amiamo.
Come faceva?

«Girellavo naso all’aria, contando sulla generosità del caso e armato di un’attrezzatura la cui pochezza mi salvava dal virtuosismo. Così, bighellonando, ho scoperto certi aspetti della città di cui le guide turistiche non parlano».
(Doisneau Paris, L’ippocampo, Milano, 2014).

Laddove non c’era nulla da vedere, lui riusciva a immaginare nuove scenografie, creare furtivi punti di vista, osservare romantici o buffi disegni sul freddo asfalto.
Ma non lasciatevi ingannare. Questo non voleva necessariamente dire che i suoi fossero indiscutibilmente scatti rubati, anzi.
Spesso era lui stesso a costruire o, quantomeno, ritoccare la scena, per poi immortalarla e restituircela filtrata dai suoi occhi. Lui osservava la realtà e la modificava così come avrebbe voluto che fosse, trasformandola nella ‘sua’ realtà.
Oppure, in alternativa, la osservava e la ricostituiva in un secondo momento per avere la capacità di fissarla al meglio, fabbricando, come amava dire lui stesso, il suo piccolo teatro.
Il caso più eclatante? La prima foto che ho pubblicato in questo articolo: Il Bacio dell’Hôtel de Ville (1950).
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Una piccola libreria a Parigi

2.Una piccola libreria a ParigiParlare di Parigi mi fa pensare anche ad altre due cose che esulano dal mio ultimo viaggio, ma che mi fanno e mi hanno fatto sognare.
La prima è un libro (per la seconda… leggete il prossimo articolo!).
Si intitola “Una piccola libreria a Parigi”, di Nina George, pluripremiata scrittrice e giornalista tedesca contemporanea.
In realtà, il clou del libro non si svolge né in una libreria né a Parigi. Si svolge su di una libreria, dato che è galleggiante, e solo in parte a Parigi.
Come spesso accade, infatti, la traduzione italiana non c’entra niente con il titolo originale tedesco, traducibile con: “La stanza lavanda”, reale leit motiv della storia.
Parigi è solo una delle scenografie davanti alle quali si snoda la vita del protagonista, tra avvenimenti in diretta e flash back. Ma probabilmente la casa editrice conosce uno dei talloni di Achille di molte lettrici del Bel Paese… e, infatti, ci sono cascata. Almeno la copertina è color lavanda.
Comunque sia, non ne sono rimasta affatto delusa, anzi. Era esattamente quello di cui avevo bisogno: un libro facile, ma che desse gli strumenti giusti per riflettere sull’esistente, sognare ciò che ancora non esiste, ridere, commuoversi… il tutto da consumare sotto un ombrellone siciliano, dopo un lungo digiuno forzato da qualsiasi tipo di lettura. Ci siamo capiti.
Dicevo, la capitale francese è solo una della scenografie. Le altre si snodano tra Parigi e la Provenzavia acqua. Sissignore.

Ve lo racconto (senza svelarvi il finale, ovviamente). Continua la lettura di Una piccola libreria a Parigi